I casi di monoedentulia trattati con la tecnica di espansione orizzontale della cresta ossea, che risalgono all’inizio del 1986, hanno mostrato un successo clinico stabile nel tempo. La tecnica di espansione utilizza gli stessi principi biologici che guidano la riparazione del danno indotto nella struttura ossea quando risponde allo stimolo infiammatorio. Tale processo, che si articola in una serie di fasi - sempre una propedeutica all’altra - consta di due momenti fondamentali: la formazione del coagulo e la rivascolarizzazione del gap creato dal movimento di distrazione ossea vestibolare. Da quanto sopra descritto si evidenzia la centralità della preparazione dei tessuti che dovrà attenersi rigorosamente alla tecnica a spessore parziale con la conservazione dell’integrità periostale, essendo il sistema cellulare e vascolare del periostio essenziale tanto per la rivascolarizzazione degli spazi perfusi dal coagulo
quanto per la riparazione del trauma chirurgico. La tecnica di espansione ossea, che si basa su un protocollo chirurgico messo a punto durante i primi due anni di applicazione è, a tutt’oggi, immodificata. I momenti fondamentali della tecnica di espansione ossea sono:
- la rigorosa preparazione dei tessuti mucosi a spessore parziale in modo da interferire il meno possibile con la vascolarizzazione periferica del tratto interessato dalla chirurgia
- il taglio mesio-distale sul tratto della cresta interessato dall’espansione che dovrà scendere ad almeno 10 mm di profondità
- i tagli di rilascio mesiale e distale, profondi circa 7-8 mm, che vanno bisellati così da replicare l’incisione parasulculare
Questo tipo di preparazione del lembo osseo evita di concentrare sul piatto osseo vestibolare la pressione necessaria a promuovere il movimento di distrazione, che potrebbe mobilizzare linee di frattura della porzione ossea più superficiale. Vanno evitati altresì tagli di rilascio a 90° perché, al momento della massima distrazione prodotta dall’impianto, rimarrebbero scoperte porzioni delle sue superfici mesiale e distale. Negli anni sono stati creati strumenti specifici per ottimizzare il risultato chirurgico che è l’obiettivo della tecnica mentre modifiche significative sono state portate al trattamento dei tessuti molli. Ancora nella seconda metà degli anni Ottanta del Novecento, coprivamo gli impianti inseriti con la tecnica di espansione con i tessuti mucosi onde promuovere una guarigione per prima intenzione dei tessuti perimplantari. Nei primi anni Novanta invece abbiamo variato la tecnica di chiusura con l’intento di indurre una guarigione per seconda intenzione. Ma è solo grazie all’ultima modifica da noi introdotta nel 2004 con l’adozione del protocollo che utilizza viti di guarigione - appositamente disegnate e serrate a 20 Ncm - che abbiamo ottenuto una effettiva guarigione per seconda intenzione. Questa innovazione, legata al trattamento dei tessuti perimplantari, ha introdotto molteplici vantaggi che così possono essere sintetizzati: guarigione dei tessuti perimplantari esattamente come vengono stabilizzati dalle suture; rigenerazione, nella zona centrale d’emergenza dell’impianto, di un tessuto cheratinizzato speculare a quello periferico e a quello riposizionato apicalmente; contemporanea maturazione dei tessuti ossei e mucosi; significativa accelerazione dei tempi di funzionalizzazione degli impianti; notevole miglioramento della stabilità dei livelli di guarigione ossea coronale. In questo volume sono stati raccolti i casi che dovrebbero rendere possibile seguire le fasi fondamentali delle chirurgie che seguono i principi biologici alla base delle tecniche di espansione.
Approfondimenti: Implantologia a carico immediato -
Impianti post estrattivi immediati -
Odontofobia, ipnosi in odontoiatria -
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