“L’odontoiatra medio ha la tendenza a pensare esclusivamente in termini di articolazione e funzione, preoccupandosi solo in minima parte dell’estetica”. Delirio? No, solo la citazione di una frase del Dott. Charles Pincus, da un articolo del 1937 (più di 70 anni fa) presentato alla California Dental Association, quando, in piena ventata gnatologica, le ricostruzioni full-mouth venivano eseguite secondo principi occlusali spesso fondati su opinioni e “filosofie” di scuola, rappresentando il trattamento di elezione di quella che veniva definita “sindrome algico-disfunzionale”; in quel tempo, il materiale preferito per le riabilitazioni funzionali era l’oro fuso ed estetica e funzione rappresentavano i poli antitetici ed inconciliabili di una contraddizione in termini.
Rispetto ad allora, il profilo dell’Odontoiatria Protesica è profondamente mutato. Da un lato, autoreferenzialità, aneddoticità, sovradiagnosi e sovratrattamenti hanno ceduto il posto ad una più oggettiva valutazione critica dei dati scientifici (nonostante l’ambìto traguardo dell’evidence-based dentistry a 360° sia a tutt’oggi un’utopia odontoiatrica), generandosi, per gemmazione diretta, il categorico requisito della minima invasività, che è una presenza imprescindibile nell’attuale nomenclatura scientifica e, tra l’altro, ben si integra nello scenario odierno di criticità socio-economiche.
Dall’altro, il dilagante culto dell’immagine e dell’estetica dagli anni ’90 ha giustamente polarizzato gli interessi del mondo dentale verso materiali e tipologie di protesi sempre più esteticamente performanti, il cui utilizzo viene, però, troppo spesso condizionato da fattori estrinseci quali: pressioni delle aziende, degli odontotecnici o dei pazienti (“autoprescrizione da navigazione in Rete”), tendenze modaiole e, perchè no, concorrenza del supertecnologico collega dello studio adiacente; nel contempo, i nostri pazienti elaborano aspettative estetiche sempre più esigenti, non di rado alimentate da previsualizzazioni/simulazioni al computer che, se (mal) utilizzate in senso miracolistico, possono divenire veri e propri boomerang motivazionali.
Che l’estetica orale sia di per sè una funzione è un fatto innegabile e nella filiera del dentale siamo tutti fortemente coinvolti e impegnati nel suo rispetto ed ottenimento. È però preoccupante, a mio avviso, che in ambito scientifico (e non solo) si senta parlare sempre più di bianco, di labbra, zigomi, filler, botulino (... minima invasività?) e sempre meno di denti, dal punto di vista di funzione occlusale, articolazione e biomeccanica del SSG. Ed è ancor più preoccupante se consideriamo l’alta incidenza dei problemi meccanici in Protesi, che a questi aspetti sono fortemente correlati.
Credo che un correttivo sia davvero auspicabile, affinchè l’Odontoiatria ripolarizzi al più presto la propria attenzione su questi argomenti, tuttora aperti, ed, al tempo stesso, li integri nella preziosa, insostituibile ventata delle nuove tecnologie.
Ed allora, parafrasando il Dott. Pincus: “L’odontoiatra medio oggi ha la tendenza a pensare esclusivamente in termini di estetica, preoccupandosi solo in minima parte di articolazione e funzione”. Chissà che tra 70 anni non venga citata questa mia frase. In quel caso sono convinto, anzi spero, che venga definita... delirante.
Da Numeri Uno 18/2014
Approfondimenti: Implantologia a carico immediato -
Impianti post estrattivi immediati -
Odontofobia, ipnosi in odontoiatria -
Tecnica B.O.P.T. -
Riabilitazione implantare -
Impianti platform switching -
Tecniche espansione ossea -
Odontoiatria estetica -
Perimplantite -
Edentulismo