Analizzando i dati forniti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità è possibile osservare come, sia su scala nazionale che internazionale, la quota di popolazione con età superiore ai 65 anni sia assolutamente rilevante ed in forte crescita nei prossimi decenni. Parimenti resta ancora molto elevata, con l’aumentare dell’età, la percentuale di soggetti edentuli o parzialmente edentuli con dentizione terminale almeno in un’arcata; è verosimile che ancora per i prossimi 40/50 anni resterà viva la necessità di trattamenti riabilitativi per intere arcate edentule e conseguentemente di una corretta educazione per il loro mantenimento.
Parimenti all’aspettativa di vita media si sono accresciute le attese per migliorarne la qualità. Ciò si è verificato anche in ambito odontoiatrico e quotidianamente dobbiamo confrontarci con pazienti alla ricerca di riabilitazioni sempre più confortevoli e con importanti desideri non solo in ambito funzionale ma anche estetico.
Oggi giorno è possibile trattare in modo predicibile anche casi clinici molto complessi conseguenti alla perdita degli elementi dentari sia utilizzando tecniche che prevedono la ricostruzione preimplantare delle basi ossee atrofiche, sia impiegando procedure che utilizzano un numero ridotto di impianti anche in presenza di volumetrie ossee decisamente esigue a tutto vantaggio dell’invasività e della spesa che il paziente deve sostenere.
A tal proposito occorre ricordare come all’edentulismo sia ascrivibile un enorme peso sanitario globale, che viene spesso trascurato sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli ormai evoluti dove, complice la recessione perdurante, si è stati costretti a restringere gli ambiti di intervento.
Nostro compito dovrebbe essere quello di migliorare o quantomeno conservare la qualità di vita dei nostri pazienti, cercando di soddisfare le esigenze riabilitative con il minor costo biologico possibile e restando in sintonia con le differenti aspettative e possibilità.
Rispettando questi principi ed equilibrando le chances terapeutiche alle esigenze ed alle necessità dei nostri pazienti avremo buone probabilità di contrastare il deterioramento dei tratti somatici, del linguaggio, delle abitudini alimentari e comportamentali in genere, che progressivamente ed inesorabilmente portano a trasformare una persona con alterata masticazione in “anziano”.
Da Numeri Uno 18/2014
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